Asphyxia

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Saffo;
view post Posted on 5/12/2011, 22:09




"Tesoro, sei meravigliosa."
Le rivolgo un fiacco sorriso dallo specchio, poi inclino il volto verso il basso, intimidita.
-Grazie madre, lo siete altrettanto.-
Un ultimo colpo di ferro alla ciocca superstite che, da crisalide a farfalla, muta in morbido boccolo di grano maturo.
"Figlia mia, i fiori appassiscono prima, o poi e non importa se è estate."
Si riferisce a sé stessa, non conscia di sguazzare in un errore madornale.
-Profumate ancora, mi credete?-
A questo punto, ripone un dolcissimo bacio sulla mia fronte di perla come fosse il suo cassetto segreto ed io capisco di averle donato un soffio di tepore a lei necessario. Sono una fanciulla felice, nonché fiera delle proprie discendenze: mio padre, Fedro, brilla della sua aristocrazia, mentre mia madre Thalìa, riluce della sua modestia. Diciotto anni fa, sbocciò l'amore fra colui che era ricco e colei che, lo riveriva. Sono finiti per riverirsi e rispettarsi a vicenda, scindendo il nobile parere d'Atene: la perfetta metà di una mela.
In aggiunta il mio nome è Saffo e, sapete, ci sono tanti di quei nasi che s'arricciano nel fare tale scoperta. Quanto è sottile la linea fra ciò che è sconveniente e ciò che è poetico. I miei genitori hanno scelto la poesia.
"Ancora due minuti."
Mi viene rivolto uno sguardo complice prima che possa restare sola per gli ultimi ritocchi. Questa sera, siamo invitati da un caro amico di mio padre ed io non posso tirarmi indietro. I coniugi in questione hanno quattro figli, di cui tre appariscenti femmine ed un baldo maschio. Il suddetto lo conosco di fama, ma non lascio che la brezza beffarda delle leggende mi trascini, dunque appurerò con quanta discrezione riesco.
Intanto che sistemo i piccoli fermagli in argento brunito fra i capelli raccolti, sento una voce familiare invitarmi a scendere, così mi alzo, sollevando due lembi del semplice abito blu notte. La carrozza ci attende e solo una volta sopra, mi accorgo che il tempo non attende me. Siamo già arrivati.
Non richiedo alcun aiuto per scendere, perchè troppo curiosa di marciare verso le due figure in nostra attesa. Vengo raggiunta dai miei, rimembrando loro i motivi per cui sono la loro dannazione e sono costretta a rallentare per la pace della buona creanza.
Saluti, controsaluti e già mi sento costretta nella tagliola del Galateo. Di fronte a me, quattro donne infilate in voluminosi e sfarzosi abiti scintillanti, ma della parte maschile della prole, nemmeno l'ombra. Solo una risatina tutt'altro che virile in lontananza.
"Dov'è Narciso?"
Sibila il nobil uomo che ci ospita a sua moglie.
-Suppongo stia.. ampliando la sua cultura.-
Mi permetto io scrutando il punto lontano dove penso sia nascosto il figliolo ribelle. Suscito l'ilarità generale, eccezion fatta per:
"Saffo!"
Vengo ripresa.
-Scusate, padre. Scusatemi tutti.-

Edited by Saffo; - 5/12/2011, 23:04
 
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Narciso.
view post Posted on 6/12/2011, 00:07




E' talmente giovane, occorre che faccia esperienza di vita.
Ed è proprio quello che intendo fare. Seguo con disciplina le direttive di mio padre. In fondo, devo portargli rispetto e come potrei fare altrimenti?
Per questa ragione mi trovo, appunto, tra le braccia una delicata donzella.
Non ricordo il nome, dovete perdonarmi, era forse Ant..qualcosa. Ad ogni modo, conviene, forse, che spieghi meglio il mio modo per fare esprienza di vita: incontro donne, le irretisco con parole gentili e sguardi languidi, qualche complimento qua e là ed il gioco è fatto.
Mi sono fatto una certa reputazione nei dintorni del paese e molte ragazze sono ancora convinte di potermi resistere, in virtù del fatto che pensano di conoscere le mie intenzioni.
Non sanno quanto bene so fingere.
Dunque, permettete di presentarmi come si deve: il mio nome è Narciso e niente avviene per caso, nemmeno il nome. Sono un rampollo dell'alta società, convinto di poter avere tutto nell'attimo esatto in cui le mie labbra proferiscono richiesta.
Per l'appunto, per far passare il tempo ho deciso di dilettarmi con questa graziosa fanciulla, nell'attesa dell'arrivo degli ospiti del mio caro padre.
Dammi la tua parola e dimmi che non sarò una delle tante.
Non sapete la soddisfazione che provo quando cadono nei miei tranelli. Raddrizzo il collo e aggrotto le sopracciglia con espressione di massimo disappunto.
-Non oserei mai, sono un uomo d'onore io. Non mi sono mai sentito tanto in sintonia con qualcuno prima d'ora. Potresti essere la mia ancora di salvezza.
Le donne hanno quella strana necessità di essere considerate le paladine dell'anima di noi uomini. Hanno bisogno di redimerci.
Ma come si può redimere chi non ha assolutamente idea dello sbaglio che commette.
Lo scalpitio di zoccoli muove la mia testa verso l'esterno della casa.
Probabilmente colta dalla paura di terminare così presto la nostra conversazione, la ragazza, di cui non ricordo il nome, afferra la mia nuca e preme le mie labbra con le sue.
Un ghigno, che lei non riuscirà ad osservare, deforma il mio viso. La soddisfazione di esserci riuscito un'altra volta mi riscalda il cuore.
Sta diventando addirittura troppo facile.
Mi lascio trasportare, per quanto possibile dalla ricerca di contatti passionali.
Sfortuna vuole che i miei genitori si stiano domandando dove potrei essermi nascosto. Evitando accuratamente di ferire i sentimenti della ragazza, anche perchè con tutta certezza prima o poi ci sarà un secondo incontro, stringo i polsi della fanciulla e, sorridendo, la allontano con delicatezza.
-Mi dispiace, ma mi stanno aspettando. La seconda volta è sempre più eccitante.
La lascio con un bacio a fior di labbra.
-Ah, dovresti uscire dal retro cercando di non farti vedere.
Corro giù per le scale e cerco di sistemare come posso i capelli fin troppo sconvolti. Purtroppo non mi accorgo del segno evidente sul lato destro del collo.
Dunque, mi presento all'ingresso in tali condizioni, decisamente poco consone all'avvenimento.
Il ghigno di soddisfazione risiede ancora sul mio viso, ma scompare non appena il mio sguardo si posa sulla figurina esile e meravigliosamente delicata che mi sta di fronte.
Il primo pensiero che assale la mia mente è 'devo averla'.
Cerco un contegno e mi ricompongo in pochissimi istanti, sperando che nessuno abbia notato il mio sconvolgimento interiore.
-Buonasera a tutti, scusate il ritardo. Ero piuttosto...impegnato.
Fingo splendidamente un sorriso costernato e la mia mano scatta involontaria dietro la nuca, in uno di quei gesti imbarazzati che non sono mai minimamente calcolati.
 
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Saffo;
view post Posted on 6/12/2011, 01:45




Artemide: la maggiore. Dipinta in un abito color rubino dalle maniche a sbuffo, supervisiona bonaria.
Euridice: la secondogenita. Abbigliata di verde e ghirigori in argento, gioca distratta con la sua chioma ramata.
Diana: la minore. Con un vestito lilla dalla gonna particolarmente voluminosa, sembra avere particolare appetito, dunque freme.
Saffo: la forestiera. Nella sua scarna tunica blu, osserva le tre sorelle intinte nella loro bellezza acciecante. Aggraziate, esagerate figlie del lusso, fanno sentire la fanciulla la nota che stona.

Composta, affianco mia madre, bisognosa di sfiorarle anche solo una spalla. Lei queste cose la sente, da saggia donna quale si è sempre dimostrata, dunque strofina delicata il suo arto contro il mio.
L'imponenza della villa ci ha fagocitati ed in men che non si dica, eccoci coinvolti in cordiali chiacchiere che paiono allietare mio padre. Una cappa di gradevolezza, pare coinvolgere i presenti tranne me, che sono divisa. Una parte della mia persona ama la compagnia, l'altra è sempre sull'attenti: devo rimanere vigile, perchè il rischio d'essere irriverente è costante.
Nella suddetta cappa, ecco irrompere colui il quale era tanto ricercato, prima che venisse fuori un argomento più simpatico. Il terzo figlio è giunto, trafelato e beffardo anche se non ancora dotato di doni quali la parola.
Mi volto scansando una ciocca bionda dal collo scoperto, ed inquadro quello che si presenta indubbiamente come un bel giovane dalle potenzialita a me ignote e dai rossi segni nei pressi della mandibola. Oh, è uno che si diverte lui.
Improvvisamente interessata, mentre il rampollo si scusa, cerco di carpire le varie reazione. Sua madre sembra sconvolta ed intenzionata a velare il suo disappunto, il marito è quasi fiero delle immaginabili prodezze del figlio, mentre le tre signorinelle spettegolano fibrillanti. Non dev'essere una novità, perciò la fama che hanno affibbiato a questo individuo è tutt'altro che leggendaria.
Io? Beh, io mi limito ad inarcare un sopracciglio, piuttosto divertita ed assolutamente in pace con me stessa. Sconveniente, un orrore davvero, ma so come funziona il mondo: è tutta una facciata, i maschi hanno i loro bisogni. Il loro corpo grida "libertà" ed il loro intelletto non concepisce bottoni costretti. Funziona così ed è il caso che ci si rassegni.
L'impulso di rispondergli con strafottenza con una domanda riguardo i suoi impegni è forte, ma a bloccarmi interviene il mio Capofamiglia:
"Saffo, il ragazzo qui presente è Narciso."
Ora che ho udito bene il nome, fatico a trattenere una risata cristallina che, però, va ad amalgamarsi al tutto e non risulta fuoriluogo. Sto per porgergli la mano come fra uomini, ma durante il "tragitto", ricordo che non sta bene, così gli rivolgo il dorso della mancina.
-Molto lieta.-
Fortunatamente, ho scartabellato per tempo il mio taccuino di cerebrali frasi fatte e sono riuscita a mantenere un andazzo dignitoso. C'è da dire in sua difesa, che ha dei bellissimi occhi grigi.
"Quando volete, possiamo avviarci e cenare. Il signorino pare essersi deciso ad onorarci con la sua presenza, quindi non vedo perchè attendere oltre!."
Per la gioia di Diana, viene proposto uno spostamento da parte di sua madre ed a noi non resta che mostrarci bendisposti.
Un lungo corridoio, attende d'essere percorso dalle nostre scarpe ed i suoni dei passi, rimbombano ritmati dai nostri respiri.
"Che bei fermagli."
Mi si rivolge setosa, Euridice.
Come se il resto dei presenti si fosse annullato, ne tolgo uno e lascio che si perda nella sua chioma pesante.
-Tanto quello mi dava noie.-
 
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Narciso.
view post Posted on 7/12/2011, 11:49




Un'occhiata malevola della mia genitrice mi riporta alla realtà. I suoi commenti non mi hanno mai fatto nè caldo nè freddo, dunque, non intendo cancellare il mio sorriso divertito dal viso.
Lo stesso sorriso pare comparire sulle fattezze della nuova fanciulla. I capelli color dell'oro le circondano il viso creando una splendida cornice fluttuante. Resto quasi estasiato dalla visione splendida del suo ghigno.
Me la presentano e mi porge la mano sinistra aspettandosi le mie labbra sul dorso. Avrei giurato che in un primo istante avesse tentato di salutarmi proprio come un vero uomo. Una dura, dunque. Tutto ciò mi piace, non poco. Potrebbe essere il mio nuovo obiettivo.
La mano destra giunge con estrema eleganza ad abbracciarle la mancina. I palmi entrano in contatto e percepisco la sua pelle, nobilmente morbida, contro la mia. In un simil inchino le mie labbra raggiungono il dorso, ma non si posano. Fingo un bacio, anche se avrei volentieri eseguito lo stesso lavoro su un'altra parte del suo corpo, senza simulazione, solo realtà.
Perfetto baciamano, da perfetto gentiluomo. I miei occhi non hanno mai interrotto il contatto con i suoi.
-E' un onore conoscervi.
Lo sussurro con voce bassa e vagamente roca. Lo so, i miei atteggiamenti mostrano un'eccessiva sicurezza in me stesso, eppure, chiunque io abbia mai incontrato nella mia breve vita mi ha conferito quell'aura di certezza che mi appartiene.
Inoltre, non ho nessun motivo per non credere nelle mie infinite capacità. Sono bello, ho fama, ricchezza, carisma. Cosa manca? I sentimenti?
I sentimenti complicano la vita, non portano altro che sofferenze e difficoltà. Cosa c'è di positivo nel provarne? Nulla.
Dunque io ho deciso di non averne. Quantomeno, non provo amore nei confronti delle donne.
Se ci pensate, le donne sono belle da vedere, utili da possedere, ma cos'altro possono donare alla vita di un uomo? Dunque le ammiro, le guardo, le adoro e le possiedo. Basta.
La mia sorella secondogenita esprime, perennemente in balia della sua ossessione per le belle cose, il suo apprezzamento per il fermaglio della sconosciuta. Quest'ultima, in risposta, le mette tra i capelli il sudetto oggetto. E' un gesto che mi fa impazzire. La sua forza e sicurezza fuoriesce da ogni poro. Adoro le donne belle, adoro le donne forti...adoro le donne.
Il desiderio di proseguire per la cena si fa avanti e io porgo, con nonchalance, il mio arto destro alla ragazza.
-Potrei avere il piacere di condurvi nell'altra stanza?
Una punta di malizia fa breccia nei miei occhi. Il pensiero che irrompe nella testa è un'immagine dei nostri corpi, di sicuro non in sala da pranzo e di sicuro non intenti a cenare.
-Allora- mi volto verso di lei, dopo aver incrociato le nostre braccia -siete davvero lieta di conoscermi?
Non ne sono del tutto convinto e voglio conoscere i suoi pensieri su di me. Vorrei conoscere molto molto altro, ma per ora è tutto ciò che posso sapere.
La sua mente e il suo carattere mi sono ignote, devo conoscere i suoi punti deboli per decidere come agire nell'attacco.
Complimenti? Azione? Decisione? Indifferenza?
Conosco moltissime tecniche e devo decidere quella giusta.
La voglio. Ecco la mia missione.
Sono, comunque, abbastanza certo che conquistarla non sarà semplice come con tutte le altre. Lei sembra diversa. Qualcosa nei suoi occhi mi dice che la forza che dimostra di avere la circonda, come un muro, la allontana dal mondo esterno e la protegge da gentaglia come me.
Buon per lei, peggio per me.
Tutto ciò, tuttavia, accende qualcosa all'interno del mio corpo, all'altezza del torace. E' come se, averla sia diventata una necessità.
Sono troppo abituato ad ottenere con un solo schiocco di dita tutto ciò che voglio. Eppure, mi è già capitato di trovare donne simili, e l'averle conquistate è stato molto più appagante. Hanno reso la caccia attiva, e la conquista bramosa.
L'avrò.

Edited by Narciso. - 7/12/2011, 15:57
 
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Saffo;
view post Posted on 7/12/2011, 17:38




"Seriamente? Buon cielo, vi ringrazio!"
Euridice sembra entusiasta.
Euridice, sembra facilmente entusiasmabile in linea generale.
Quale bellezza! Quasi provo invidia, ma forse commetto un errore nel definirla tale. Un sentimento così negativo, se davvero mi pervadesse, non sarebbe in grado di trovare incantevoli i tratti della fanciulla, ora luminosi tanto quanto l'argento fra i suoi capelli. La sua spontaneità soverchia la rigidità dei regolamenti ed equivale a quella brezza refrigerante, che l'abito mi preclude.
Dunque, mi limito a sorridere sinceramente lieta di averla resa felice, poi annuisco in segno d'apprezzamento. Pare desiderosa di conferme, perciò, con quel cenno, la rassicuro riguardo il suo aspetto fresco e delicato.
-Guardate qui.-
E proprio mentre sto infilando l'indice affusolato fra le ciocche rossastre della secondogenita, odo una voce rivolta alla mia persona. Faccio calare il ciuffo a cui mi ero ancorata, un ultimo ghigno bonario, poi mi volto verso chi mi desidera. Narciso mi chiede il piacere di farmi da accompagnatore ed i contorni della sua faccia tosta divengono sempre più marcati.
-Oh, siete gentile.-
Soffio io, agganciandomi al suo braccio.
-Sarebbe sciocco rifiutarsi e, dunque, perdere l'occasione di stare in compagnia di siffatto fanciullo.-
Gorgheggio morbidamente giocosa, nonché priva di cattiveria. I miei intenti sono fra i più ironici, fra i migliori e lo giuro su quel che ho di più caro.
E'molto più alto di me, prestante ed evidentemente sconvolto dalla precedente "visita" ricevuta, ma si dimostra sfacciato al punto di risultare assolutamente a suo agio con l'ordine della nobiltà senza sforzo alcuno.
Sollevo il naso a virgola in direzione del suo profilo e, a seguire, mi ritrovo due iridi d'argento a scandagliare la mia figura. La malizia è un abisso.
-Se lo sono davvero? Assolutamente! Voi quanto siete lieto di conoscervi?-
Un risolino flebile e divertito viene soffocato dal morso che infliggo al labbro inferiore, dopo aver chinato appena il capino biondo. Dal tono, dovrebbe intuire che lo trovo un individuo interessante e non scherzo. Ahimé, ho il viziaccio di instaurare con la gente, discorsi sul filo del sarcasmo onde evitare di sprofondare nella noia, o di accantonare la curiosità che, costante, mi avviluppa.
Giunti alla sala in nostra placida attesa, mi trovo a dover fronteggiare una lunga tavolata verso la quale non posso avvicinarmi. I posti sono molti e non mi è concesso scegliere, ma la madre di Narciso ci propone di sedere vicini.
Ho strane percezioni, una sorta di premunizione e sono qui ad arrovellarmi ben convinta che, questa cena, assumerà esilaranti pieghe.
Non mi permetto di prendere iniziativa, piuttosto mi rivolgo sussurrando al mio cavaliere improvvisato. Lo stesso cavaliere che, l'armatura, predilige accantonarla. Non è una questione di codardia, ma di scarsa pudicizia e che non mi si dica che ho torto.
-Accomodiamoci, vi prego. Sarete stravolto dai vostri... precedenti impegni.-
Se lo sto provocando? Dio, è possibile, ma spesso e volentieri non me ne rendo neanche conto.
Questo ragazzo è entrato nelle mie grazie, ma non come egli spera nei riguardi di molte sue coetanee. Amo plasmare chi mi capita sottotiro quanto mi è concesso e non lo faccio secondo scopi nefasti. Mi sono stati donati grandi occhi, orecchi e bocca per un pieno prospetto di vita. Lasciate che evisceri accuratamente.
Le pupille calano su di un cucchiaio e lì vi si specchiano senza vanità. Il bagliore delle posate risale al soffitto come mille stelle casalinge ed io, mi ci perdo aspettando la mossa del giovine a cui sono aggrappata. Non farò la svenevole, se lo scordi.

Edited by Saffo; - 9/12/2011, 16:18
 
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Narciso.
view post Posted on 9/12/2011, 11:03




-Sarebbe sciocco rifiutarsi e, dunque, perdere l'occasione di stare in compagnia di siffatto fanciullo.-
Ironia, dunque? Di certo non avrei mai creduto che tali parole affettuose mi venissero rivolte con sincero trasporto. Dunque sì: ironia.
Mi sta bene. In fondo, non ho ancora utilizzato le mie armi di seduzione. O meglio, quelle evidenti a chiunque sono sempre lì: il mio bell'aspetto.
Ma non credo che basterebbero con una ragazza come lei.
Un sorrisetto increspa le labbra al seguito del suo pungente e contemporaneamente velato commento. Dunque, come richiesto, le dono il braccio.
Alla mia domanda alza il visetto delicato verso il mio, per osservarmi, così i miei occhi riescono ad incontrare i suoi. Blu come l'oceano. Devo ammetterlo, non ne ho mai visti di così belli. Hanno una luce, una luce che non ho potuto scorgere in nessun altro.
E' come se i suoi occhi non nascondessero nulla, come se parlassero. Veri. Reali.
La verità, per me, è sempre stata una cosa molto sciocca. Con la verità non si ottiene nulla. Impara a mentire, questo è quello che penso io, impara a mentire meglio che puoi.
Tutti i vincenti sono falsi, poichè possono fingere di aver vinto.
Eppure, la sua verità mi sconvolge e mi incuriosisce. Sembra felice, pur essendo tanto sincera.
-Se lo sono davvero? Assolutamente! Voi quanto siete lieto di conoscervi?-
Nuovamente ironia. Ecco come riesce ad essere serena: si prende gioco del mondo esprimendo le sue idee. Ed ora, si sta prendendo gioco di me.
La qualcosa mi esalta, adoro giocare, dunque, giochiamo.
Il mio sguardo vuoto torna a fissare il nulla di fronte a me.
-Molto. In fondo, perchè non dovrei esserlo? Se non mi piacesse il modo in cui sono, cambierei, non credete anche voi?
Eh si. Era vero, chi non ha stima per se stesso può modificare com'è, come agisce. Le nostre azioni sono solo atti volontari, nessuno può costringerci ad essere in un modo piuttosto che in un altro. Se non mi piacesse adescare le fanciulle e poi lasciarle tra atroci sofferenze non lo farei di certo.
Crudele? Forse un pò.
Ma non credete che io in realtà stia cercando il vero amore, che tutto il mio modo di essere sia dovuto al fatto che non ho avuto abbastanza attenzioni dai miei genitori o che, in realtà, abbia dei sentimenti anche io solo che non ho ancora incontrato la donna giusta che riesca a fare breccia nel mio cuore.
Non ho un cuore, non ho sentimenti, non esiste nessuna tragica storia dietro la mia maschera. Questo sono io, se vi sta bene tanto meglio così.
Io amo le donne, il problema è che le amo tutte.
Ancora impegnato nei miei pensieri egocentrici, non mi accorgo di essere giunto già in sala da pranzo. La mia compagna mi ha rivolto la richiesta di accomodarci e, nuovamente schernendomi, fa un riferimento divertito sui miei precedenti impegni.
-A dire il vero sono stati piuttosto lieti, i miei impegni. Ma devo ammetterlo, sono stremato. Riesco a dare il meglio di me quando voglio.
Un ghigno malizioso trasforma il mio viso, lo distende in un sorriso, il migliore che io possa donare.
La conduco verso il tavolo e, come stabilito da mia madre, allontano la sedia, accanto a quella designata come la mia, dal tavolo e la segnalo alla ragazza con un gesto elegante della mano. Prendo, poi, posto accanto a lei.
-Dunque, il tuo nome è Saffo. Poetico.
E intrigante è l'altra parola a cui penso, ma non lo esprimo. Almeno non a parole: i miei sguardi, pur essendo meno veri possibile, non riescono a nascondere perfettamente i miei pensieri.
 
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Saffo;
view post Posted on 9/12/2011, 18:28




Colui che è certo anche dei nomi di chi non conosce, ha di fronte colei che non è sicura nemmeno riguardo al proprio.
Non ho mai presunzione di definire la mia insicurezza come caratteristica totalmente negativa: essere pessimisti spesso equivale all'essere superbi, dunque suppongo di poter trarre alcuni vantaggi dalla mia personalità labile, fragile come la patina ghiacciata in primavera sullo specchio lacustre appena fuori dal paese. Ecco, non riesco nemmeno a corrispondere ad una stagione: sono in bilico, la via di mezzo, il bacio fra gelo invernale e roseo tepore marzolino.
Gli attuali attimi nei quali sto navigando, mi propongono una personalità talmente ferrea da risultare incredibile. Un'indole inventata per far credere agli stolti che c'è chi crede di sapere tutto e, malgrado la convinzione che non sia così, va avanti fiero e quasi fastidioso.
Sprezzante, luccica della sua invadenza posata grazie al ceto in cui è nato. Non si sbilancia, ma le forche della sua lingua vibrano sibilline in egual modo. I suoi stessi tratti spigolosi, si mostrano come un invitante e marmoreo parto ellenico quando, in realtà, tengono alla larga ogni ostacolo attraverso le loro punte acuminate. Prendimi, che sarò io a mollarti e così via.
Dovrei ammettere a me stessa d'aver esagerato nell'osare. La mia brama d'ironia, mi ha sospinta a superare il limite imposto dalla buona creanza, ma il ragazzo non si scompone, anzi, risponde per le rime.
-E scommetto che volete... spesso.-
"Volere": non stento a credere che sia il suo verbo preferito, subito dopo "ottenere".
Con un cenno del capo ringrazio il suo gesto galante e mi accomodo, chiudendo i pugni attorno ad una delle tante pieghe dell'abito. Smaliziata, osservo lo sbiancarsi di ogni nocca, poi uno sbuffo divertito segue un commento informale del fanciullo. Saffo: intuisco la vena irriverente con la quale decide di affrontare l'argomento. Si direbbe piuttosto colto, perciò a conoscenza della storia che aleggia attorno alla poetessa. Una storia per la quale viscere su viscere maschili, tutt'ora si contorcono compiaciute.
-Oh, vi ringrazio. Girano aneddoti simpatici riguardo l'isola di Lesbo.-
Ed ho idea di stuzzicarlo, ribattendo in tal modo. Sbatto le ciglia chiare, poi faccio schioccare le labbra pescate. Se solo venissi udita, sarei immediatamente etichettata come una poco di buono. Una ragazza incline ai facili costumi, non consapevole del divario fra uomo e donna. Sono indietro, non al passo con i tempi. Più indietro? Più avanti? Forse sto correndo tutt'intorno ad un perno e non me ne sono minimamente accorta.
-Dunque, il vostro nome è Narciso. Adeguato.-
Un ghigno prende rapida forma sul mio viso ora rivolto al bel giovane. Inclino il capo verso destra, senza smettere di sostenere il suo sguardo cinereo. Due dita si spostano sul mio zigomo sinistro.
-Ho per caso qualcosa in volto?-
Domando conscia del fatto che non è così, ma per smuoverlo dall'attenta valutazione con cui scandaglia i miei lineamenti. Sono curiosa, già l'ho spiegato e non mi considero tipo solito a chiudersi in sé stesso. Ogni individuo che capita nel mio raggio, finisce con l'essere studiato fin quanto mi è permesso e sarei ipocrita, se negassi la forma di interesse che mi avviluppa nei riguardi del bruno al mio fianco.
Se ho una discreta fame? Ho una discreta fame.
 
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Narciso.
view post Posted on 11/12/2011, 15:34




Il pasto prosegue accompagnato dal cicalecchio dei miei consangunei che discorrono, per lo più, di futilità. Ma è uso del nostro tempo parlare di tutto e di niente, infine.
Il discorso che io e la fanciulla, di fianco a me, stiamo portando avanti è decisamente più interessante. Le pupille sono concentrate a studiarle la linea delle labbra che, in una meravigliosa e ipnotica danza da cui non riesco a distogliere lo sguardo, mi domandano se questo mio volere capita spesso.
Sorrido malizioso riconsiderando le mie precedenti avventure, quantomeno le più recenti.
-Dovete considerare che sono un uomo d'onore e, dunque, non vengo mai meno ai miei impegni. Li rispetto fino in fondo.
La smorfia sul mio viso si allarga e una scintilla di piacevolezza compare nei miei globi argentei.
Il sorriso viene troncato in una nuova espressione stupita alla sua affermazione riguardo l'isola di Lesbo.
Non mi era mai capitato di incontrare nessuna come lei. Non teme il giudizio, non ha paura di mostrarsi al mondo per com'è fatta. Le sue intenzioni sono sempre velate dall'ironia ma estremamente cristallinee. La lingua è pronta a saettare tra i denti per rispondere all'attacco di un, davvero poco galante, uomo quale mi sto dimostrando.
Tuttavia, il suo modo di fare mi intriga e insinua il desiderio, nel mio corpo e nella mia mente, di proseguire in quel combattimento immaginario nel quale possediamo, come sole armi, le nostre parole.
E' alla mia altezza, se non, sono costretto ad ammetterlo, modestamente più ferrata di me nel pungere con i suoni articolati della voce.
-Suppongo che il nome rispecchi sempre alcune delle caratteristiche della persona che lo porta. E' vero, posso apparire tronfio e immodesto agli occhi dei meno allenati, ma- mi avvicino maggiormente, sussurro l'ultima frase e le mie sopracciglia scattano in alto nel pronunciare le ultime parole -chi vi assicura che io sia realmente dotato unicamente di tali difetti?-
Se anche possono dirsi difetti. La sicurezza in sè è strettamente necessaria per un uomo della nostra epoca. Per un uomo di qualsivoglia epoca.
L'eccesso è sempre un male, dite?
Potrei essere d'accordo, se non considerassi che nella mia esistenza non ho mai avuto modo di lamentarmi del mio modo di essere, dei miei eccessi.
La sto guardando, mi soffermo sui suoi meravigliosi tratti di donna del tutto formata, tuttavia ancora così bambina.
La bocca carnosa e rossa, due petali posati l'uno sopra l'altro, in attesa di essere risvegliati dal sonno in quelle sensazioni che io ho, da molto tempo, scoperto e conquistato. I suoi occhi blu, accesi da quella fiamma di eccitazione tipica della giovinezza. I suoi capelli del colore del grano in agosto. La sua pelle, tanto candida come il latte e apparentemente fragile, come porcellana. In un sogno, affetto da un incantesimo, osservo il suo viso rallentato nei gesti.
Mi chiede se ha qualcosa sul volto.
Avvicino le mie labbra al suo orecchio, senza mostrare fretta, senza farmi notare dagli altri componenti della tavolata.
-Si. E' ben evidente sul tuo viso...una bellezza senza tempo.
Allontano il capo dal suo e torno a prestare maggiore attenzione al piatto di fronte a me ed alle chiacchiere insignificanti che, tuttavia, mi riescono particolarmente bene.
 
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Saffo;
view post Posted on 11/12/2011, 16:28




-Non c'è individuo alcuno che possa assicurarmelo. La sicurezza non è insita nella mia persona.-
Il fanciullo sta forse mettendo le mani avanti? Ciò che mi rincuora è la convinzione che abbia compreso i miei intenti estremamente lungi dall'offesa.
-Voi, pietra dolciastra, siete soggiogato dal vostro stesso specchio lacustre. Laggiù, sul melmoso fondale, mantenete privata la perfezione che vi contraddistingue ed ogni viandante che beve di lì, potrà notarvi come distorto dall'acqua che vi sovrasta.-
Se il mio voleva essere un complimento, io questo non lo so, ma credo di convenire con Narciso. Più che per certezza, sono mossa dalla speranza che non sia composto unicamente da difetti, dunque non voglio metterlo in conto.
-Sono d'accordo riguardo la vostra idea sui nomi. In effetti io, non lo nego, trovo la femminea malia una predatrice difficile da debellare. Il fascino del mio sesso non mi lascia indifferente, sapete?-
E questo lo sussurro accostandomi di poco al fanciullo, con il volto puntato verso quello di mia madre a cui rivolgo un'espressione fintamente placida. Un espressione che mitighi i veri contenuti del discorso nel quale mi sono invischiata senza ritegno.
La cena, intanto, prosegue nel vivace vorticare di profumi, colori ed abbondanza fra pietanze e chiacchiere opache. La fine del pasto è vicina alla gogna ed io posso dire d'aver trovato un battito di ciglia, più lento di tale consumazione. A proposito di ciglia, rimembro d'aver domandato al ragazzo se qualcosa avesse intaccato il mio volto ed è in questo istante che ricevo una risposta. Troppo vicino perchè mi sfuggano i particolari che lo costellano, sibila il principio rapitore del vezzo. Possiede zigomi alti e puntuti, un naso affilato, labbra nate da un disegno surreale ed il tutto spruzzato da.. lentiggini. Sì, chiare lentiggini.
La mia, una bellezza senza tempo.
Ormai si è scansato, nonché avviluppato da i tentacoli dell'inutilità polverizzata in sillabe ed io, sono rimasta al mio posto, in tacita riflessione.
Conduco il mio calice alle labbra e così mi servo, inumidendo la bocca sottile, già arrossata dagli eventi.
Ogni tassello che compone la tavolata appare distratto, ingoiato dalle proprie opinioni, dunque alienata da tale contesto, decido di allontanarmi senza dare nell'occhio. Mio padre nota i miei spostamenti, perciò gli faccio cenno che andrò a prendere una boccata d'aria e così faccio.
Fuori, vengo pervasa dalla brezzolina estiva ed oltre i miei piedi, noto come si allungano gli ampi gradini in sasso muschiato. Infilo l'indice fra l'aderente colletto merlettato e la pelle bisognosa di refrigerio, quindi azzardo un paio di passi ed osservo ciò che mi circonda. Una curata foresta variopinta, ora desaturata dalla fame della notte.
Il cielo trapunto di stelle, mi invita e si propone per condurmi più in là, ma come imbambolata, resto ferma, col naso all'insù. Sollevo un braccio sottile, poi poso le punte delle dita sul marmo gelido di una statua alla mia sinistra. Incantata, reduce di un'alimentazione da uccellino, mi accascio con grazia sulla figura immobile ed attendo senza sapere di attendere.
Tic-tac ed il tempo scorre denso.
 
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Narciso.
view post Posted on 11/12/2011, 20:52




-La perfezione resta nascosta e dev'essere mostrata solo a coloro che si sono dimostrati meritevoli di tale dono. Agli altri è riservato il piacere di osservare il guscio. Come dite voi, un'immagine distorta.
Rispondo con eccessiva serietà, una serietà che non mi compete, che non è parte di me. Non capisco nemmeno se dopo anni di menzogne o verità ciò che ho appena rivelato, più a me stesso che alla fanciulla, è realtà o finzione.
Dunque, riprendo la mia maschera di buon attore fedele al suo personaggio, la indosso in un sorriso colmo di malizia.
-Bisongna vedere se in profondità tale perfezione esiste o è solo frutto della mia fantasia o dei miei desideri.
Or dunque, nuove provocazioni puntellano i miei voluttuosi desideri. L'immagine della qui presente ragazza, spogliata di ogni inutile veste e intenta ad osservare un corpo femminile bello quanto il suo, irrompe nella mia testa come una lama d'acciaio: fredda, dura e pesante.
Dice di apprezzare il fascino del suo stesso sesso.
Dunque, non è poi tanto differente da me. Ama la bellezza in ogni sua forma. Si ritiene, pertanto, bella? Vede, come me, la beltà restituita da ogni superficie riflettente?
Non posso che essere così. Non posso che amare la mia forma. Come Narciso, innamorato della sua stessa immagine.
Come potrei, dunque, amare altri? Ormai, fin troppo affezionato alla mia solitaria compagnia, non ho la capacità di accostarmi a nessun altro essere umano.
La confusione mi tortura le tempie. Possibile che una fanciulla tanto piccola e ingenua possa con poche parole sconvolgere la mia intera esistenza? La sicurezza che ho fatto mia in tutti gli anni trascorsi non può essere sciolta, come neve al sole, dal calore del suo respiro.
Riprendo compostezza e percepisco movimenti accanto a me. Il suo corpo si allontana verso il giardino e non posso evitare di seguire con lo sguardo il suo spostamento.
Proseguo, dietro la mia maschera di falsi sorrisi e cortesia, il pasto. Attendo che giunga al termine lo strazio di quei minuti senza la sua compagnia.
Perchè?
Ritenete che sia innamorato? Ah. No.
Il mio orgoglio in qualche modo è stato ferito, non da lei. Ma dalla nuova insicurezza che si sta facendo largo tra le mie viscere.
Devo riprendermela, devo ottenere il suo amore, la sua devozione e ritrovare me stesso.
Mi congedo dagli ospiti con un inchino e mi avvio verso il giardino. La cortina buia della notte appanna il mio sguardo, tanto che ho bisogno di qualche attimo per recuperare il senso della vista.
Alla nuova luce della notte scorgo la sagoma dell'agognata ragazza.
Nel vestito blu notte si confonde con l'ambiente che la circonda e viene avvolta come una coperta. I colori e le ombre la rivestono di una luce brillante, facendola apparire come il soggetto immobile di un meraviglioso quadro.
Una ninfa, una dea, una fata. Poggia la mano alla statua classicheggiante che sovrasta il giardino.
-Vi ho forse offesa con le mie parole?
Mi accosto ad un suo fianco e conduco le falangi alla balaustra marmorea.
Se solo potessi essere come Amore. Farla mia e poter elidere la mia fama, il mio aspetto, farmi amare per ciò che sono.
Se solo potessi essere punto da uno dei suoi dardi, se solo potessi avere il coraggio di mostrare il mio cuore.
Ma io, proprio come Psiche, sono stato punto dalla saetta del Dio e sono caduto vittima dell'amore verso l'Amore stesso.
Io non amo lei, non amo donne, non amo creature.
Amo amare.
Se solo un incantesimo risollevasse il mio animo verso vette più nobili. O forse sono io a dovermi sollevare? O forse proprio questa donna potrebbe, così piccola e tanto grande, portarmi alle porte dell'Olimpo?
No. Non ho bisogno di amore.
-Siete molto differente da ogni altra fanciulla. Non avete paura di esprimere le vostre idee e non conoscete le regole delle buone maniere. Perciò mi piacete. Non v'è alcuna finzione nelle vostre parole. Siete vera e vi voglio. Io ottengo sempre ciò che voglio.
Quale follia si è avvinghiata al mio cervello pulsante? Quale pazzia nel mio corpo mi conduce a tali scontrose ed irrispettose asserzioni?
-Perdonate. Il vino interviene per me. Dev'essere così.
Una mano viene portata alle tempie e ciò che mi aspetto sono, di certo, le sue dita sul mio viso. No, non è una carezza ciò che intendo.
 
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Saffo;
view post Posted on 11/12/2011, 22:14




Puntualmente cado nello stesso errore, ma, a mio modo, amo perseverare.
Tutte le volte in cui vengo solleticata dalla nebbiolina della solitudine vengo scissa in due ed una parte di me, in questa fumogena condizione, fatica a trovare la sua metà.
E'quasi sempre il seguito di una mia scelta, dunque fare i conti con me stessa ha i suoi pro, come i suoi conti. Potremmo dire che l'abitudine si trasforma in agio di episodio in episodio, quindi ho il permesso di respirare più rumorosamente e sguinzagliare ogni smorfia di riflesso ai miei pensieri.
Brulicanti membra in fermento, macinano gli eventi che non hanno smesso di costellare la serata, mentre mi trovo a non focalizzare il vero scopo della mia fuga. Non avere un obbiettivo, come la solita voglia di scrivere, o disegnare che mi attanaglia quando mi addentro nel bosco ducale, scombussola i piani che, in effetti, non ho ideato. Il circondario mi appare come abbagliante tagliola pronta a scattare; metalliche fauci rugginose, concedenti il privilegio della cena solo alla delicata purezza di adolescenti incapaci di sostenere discorsi futili.
Chiudo il pugno destro al petto immaturo e, di conseguenza, mi chiudo nelle spalle, quando odo una voce ormai famigliare. Non avevo colto scalpiccio alcuno, dunque sobbalzo appena sul posto nel sentire la domanda che Narciso mi ha posto. Ha seguito i miei passi
-Affatto. Benché poco tollerante, non vi ho trovato offensivo.-
Dopo essermi voltata in direzione del ragazzo di molto più alto, serafica scremo una risposta totalmente sincera. E'necessario scoprire se, questa fantomatica offesa, non abbia, in effetti, leso colui che mi affianca.
Ad ogni modo, non è qui per approfondire unicamente questo aspetto in quanto dimostra di voler favellare d'altro.
Impietoso come la frusta, fulmineo come la freccia velenosa, mi si rivolge schietto senza che il suo discorso si sbaffi di incertezze, o cortesie da manuale.
Resto in interessato ascolto, anche laddove chiede perdono e si curva costernato. In principio immobile faccio concorrenza alla statua, poi sollevo cauta l'intera arcata sopraccigliare.
Un'espressione all'apparenza ingenua si riversa sul giovane impudente: gli occhi spalancati si fanno più blu, le labbra arricciate s'increspano, lo spirito d'osservazione sfrigola.
-In vino veritas, dico il vero?-
Asserisco di seguito ad un sospiro amaro.
-Credo di poter affermare che... neanche stavolta siete stato in grado di mancarmi di rispetto, come forse vi aspettavate.-
Mi concedo una pausa, poi muovo mezzo passo verso la figura in confusione di lui.
-Malgrado vi fidiate solo dei pareri che Narciso ha da forirvi, lasciate che vi dia un consiglio: non usate l'acuminato frammento di specchio in cui vi rimirate come arma. Potreste scoprire che il sapore del mio sangue è talmente acre da rovinarvi la giornata. Forse siete voi a dover perdonare me: ho una visione differente di "buone maniere", che non combacia per nulla con l'idea comune.-
Il palmo mancino vorrebbe posarsi fra le scapole del bruno, ma non oso tanto, così mi limito ad andargli di fronte. Non ho gradito le sue azioni sprezzanti al punto di risultare dittatoriali, ma c'è qualcosa nel suo animo di irrisolto.
-Per quanto io sia una bimba effettiva, ho paura che la fauna femminile alla quale siete abituato sia più infantile di me.-
Una punta di presunzione? Può darsi, ma sarà costretto a concedermela. Non so cosa mi spinga a non volerci imbastire lite alcuna, ma qualcosa mi blocca ed è così che lo guardo oltre.
La notte che condividiamo è la stessa, dunque se dobbiamo nasconderci, facciamolo assieme. Di modo che solo io possa trovare voi e voi me. Un gioco di gran lunga più rassicurante della realtà, fredda e nauseante.
Mi schiarisco la voce, prima di posare le pupille ora larghe come fondi di caffè sugli abiti signorili che lo rivestono.
-Permettetemi di scrutare il vostro volto, vi prego.-
Chiamatela pure curiosità grezza, ma non ho inibizioni in tal proposito. Spiacente.
 
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Narciso.
view post Posted on 12/12/2011, 17:48




Le parole che ho offerto come scusa si sono rivelate solo nuove armi contro me medesimo. In vino veritas. Nella mia verità si cela confusione. Insicurezza, rabbia, sconforto.
Lei prosegue nel suo discorso e io non ho la forza, nè il coraggio di sollevare la testa, di guardarla. Sembra volermi dire che, per quanto io possa essere ostile e combattivo, lei lo sarà di più. Combattiva, come una belva in gabbia, punta i suoi artigli sul mio orgoglio. Dilania il mio essere, costruito negli anni. Come trovare la forza per rispondere? Dove cercare le parole adatte?
Il vetro ferisce e le parole altrettanto. Vi chiedo di perdonare la mia impudenza. Non ho mai sopportato le moine e la finzione di cui ci circondiamo noi gente di alto rango.
Non ho il potere di abbandonare, nemmeno per un secondo, questo mio continuo parlare di me. Egocentrico come sono sempre stato.
-Per quanto io sia una bimba effettiva, ho paura che la fauna femminile alla quale siete abituato sia più infantile di me.-
Abbandono il capo indietro in una risata sonora e, seriamente, sincera. Cristallina come l'acqua di un ruscello colpito dai raggi solari, brilla anch'essa della stessa verità.
Non posso che convenire con la ragazza. Ho trovato, nel corso dei miei anni, che la semplicità con cui si lasciano conquistare le donne, tanto colme di bellezza quanto mancanti d'intelligenza, non è paragonabile a nient'altro.
Le faccio mie con poche costruite parole, che di vero non possiedono nulla.
-Le vostre parole dicono il vero. Più matura, nella vostra giovinezza, di moltissime altre. Forse, tutte insieme, avrebbero potuto raggiungere il vostro livello d'intelligenza. Potete dire, quantomeno, di poter portare avanti una conversazione senza, necessariamente, discorrere di gioielli e merletti.
Già, intelligente e bella.
Lascio riposare le mie iridi sui lineamenti del suo viso, come un naufrago accasciato sulla terra ferma tanto agognata.
Eppure è talmente doloroso rimirare i suoi tratti senza poterli carezzare, senza poter mostrare con quanta passione ho imparato ad amare.
Non poterla coprire di baci, non poterla sentire gemere al mio tocco da uomo fatto, tutto questo mi strazia dentro. Il dolore della distanza, apparentemente così minima, ma tanto grande quanto il suo disprezzo nei miei confronti, conduce i miei occhi verso altre direzioni. Osservo la notte: misteriosa, affscinante e magica.
Tanto somigliante a lei.
-Permettetemi di scrutare il vostro volto, vi prego.-
Mi coglie alla sprovvista. Mi scuote fin dentro le ossa. Chiede di mostrarle il mio viso, proprio adesso. Sono talmente nudo, ho perduto la mia maschera e non ho possibilità di fingere. Ho bisogno di riprenderla.
Come è riuscita, con così poche parole, a sconvolgere la mia intera esistenza.
E' forse una strega? Indubbiamente mi ha stregato. Ha lanciato il suo incantesimo su di me con formule magiche e odori, colori, suoni.
Senza comando diretto, volto i miei occhi sui suoi. Per un istante sono esattamente come avrebbero dovuto essere: vivi.
Impiego tanto poco per ritrovare ed indossare nuovamente la mia fasulla facciata; un barlume di vita resta, però, ancora aggrappato agli specchi della mia anima.
Combatte per liberarsi dalla gabbia che consiste nel mio corpo. Guscio di ferro, armatura e catene.
La inchiodo nel mio vecchio sguardo.
-Qui per servirvi, mia signora.
Accenno un minimo inchino e un sorriso sicuro.
Qualcuno potrebbe definirmi pazzo, ritengo di essere solo confuso. Chi non lo sarebbe di fronte a tanta bellezza. Immatura bellezza.
-Mi concedereste un ballo?
Non resisto. Devo avere un pretesto per sfiorare quella pelle, quel corpo, lei.
 
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Saffo;
view post Posted on 12/12/2011, 19:10




Contraddittorio, ma credibile.
Il suo ego trae giovamento da entrambe le staffe: di fondo non tollera affatto il mondo patinato in cui viviamo, ma gode intimamente delle sue abilità nel destreggiarvisi.
-Una ragnatela, trappola per moscerini dorati, non è mai stata dimora tanto confortevole per colui che non ha paura della Vedova Nera.-
Ed è la nostra società ad avere innumerevoli, lunghe zampe assassine. C'è chi fugge, chi le carezza e chi, spavaldo, ne afferra giusto un paio per azzardare una macabra danza evanescente.
Io, niente affatto forgiata dai miei sedici anni, ora mi trovo con un ragazzo non altrettanto giovane, rischiando che altri indici vengano puntati contro la mia sagoma. Se ho paura? Le dita del Mondo non sono infinite e, forse, è la prima volta in cui mi sento osservata in maniera differente. Finora ricoperta di dolci sguardi, devoti alla bellezza puerile del mio visetto vellutato, vengo catapultata in una fortezza di ferro e fumo. Sono le iridi di Narciso, venate di tutt'altri complimenti. Confusa, massacro il labbro inferiore con l'ausilio del superiore, ma non ho paura di scrutare chi mi rimira indiscreto.
-Non ho la presunzione di ritenere sopraffine le mie doti cognitive, però è limitato l'interesse che nutro nei rigurardi di tessuti ed acconciature. Non me ne vogliano le vostre sorelle.-
E qui rivelo un'espressione sinceramente dispiaciuta. Trovo gradevoli quelle tre fanciulle, ma la mia pecca, la mia mancanza è incombente.
Ora munita di retino, attendo che il fanciullo si riveli ed è così che catturo quel barlume di nitida vitalità. Ne farò tesoro, lo conserverò e mi ci specchierò ad ogni suo ritorno dietro lo scudo.
Sprezzante, raccoglie la mia richiesta con gran sete e si mostra impeccabile nella sua beltà immortale. Nulla di fittizio riguardo il suo aspetto, ma solo nel modo di proporlo. Comunque mi diverte, dunque socchiudo le palpebre e sbuffo ilare per un istante solo.
-Sciocco.-
Mormoro, mescolando il sibilo alla pigrizia di note ovattate, provenienti dall'edificio alle mie strette spalle.
Un motivo conciliante formicola lontano, perciò il ragazzo mi chiede di ballare. Con un lieve scatto, il mio capo indietreggia ed il naso s'arriccia.
Non credo conosca il significato della parola "cautela", però questo è di mio gradimento. Non credo conosca il significato della parola "pazienza", però questo è di mio gradimento. Non credo conosca il significato della parola "ritirata", però questo è di mio gradimento. Ciò, non vuol dire che sarò boccone facile per la sua forchetta, tantomeno per le sue papille gustative.
-Lasciate che ci rifletta su.-
Carezzandomi il mento, avanzo una sorta di lento girotondo intorno alla sua imponente figura. Valuto, senza valutare davvero sino al punto di partenza dove la diagonale immaginaria che divide le nostre bocche torna ad esistere.
Con le pupille nelle sue, inspiro gradualmente per poi esalare il fiato a tratti. Mi curvo su me stessa ed incomincio a slacciare gli stivaletti invisibili al di sotto della lunga gonna. Ne sfilo uno; li sfilo entrambi.
A piedi nudi sulla nuda pietra, compio un passo e poi un altro. Una pausa scandisce il ronzio dei pensieri miei, come di quelli del giovane, poi prendo coraggio e mi avvicino. Gli afferro il braccio sinistro e lo conduco alla mia schiena nel totale mutismo. Parte del destro, viene ingenuamente carezzata dalla mia mano che giunge alla gemella e vi si intreccia come edera. Ho concluso? Oh, no. Ancora uno sforzo e, salgo sulla punta delle sue scarpe, attualmente poco più alta.
-Mi affido alle vostre doti: guidateci.-
Pericolosamente accostata al suo torace, do alla sua persona tanto sicura il compito di gestirne un'altra, come fosse parte integrante del suo organismo.
 
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Narciso.
view post Posted on 12/12/2011, 21:18




-Una ragnatela, trappola per moscerini dorati, non è mai stata dimora tanto confortevole per colui che non ha paura della Vedova Nera.-
Non ha paura. Già.
Le rivolgo un sorriso estremamente poco convinto delle sue parole. Credo davvero che ciò che sono, ciò che faccio, il modo in cui agisco è conseguenza dei miei più intimi desideri, eppure, non riesco a non pensare di essere stato minimamente spinto ad essere di siffatta pasta a causa dei pregiudizi, degli obblighi e dei voleri della società stessa e delle mie origini.
Un uomo deve essere fascinoso, colto, ben'educato, intelligente. L'uomo ha il potere in mano e ugualmente la donna.
No, non intendo dire che la donna è libera di decidere delle proprie azioni, piuttosto: la donna è nelle mani dell'uomo.
E' così. E' sempre stato così e sono sempre cresciuto con tali idee.
Nessuna donna, e ribadisco nessuna, ha mai insinuato dei dubbi su tale pensiero nella mia mente. Donne more, donne bionde, donne belle, donne brutte, tutte ugualmente complici dei miei maschilisti ideali. Ed ora, giunge questa ragazza, forgiata di divina beltà, impostata su uno scheletro d'acciaio, fornita di idee e voce per esprimerle, dotata di coraggio e sicurezza nel mostrarsi al mondo in tutto il suo essere donna e dea...
Mi ridesto dai miei pensieri al sentirle nominare le mie sorelle. Tanto stupide e sciocche come tutte le altre. Le ho sempre stimate ben poco. Sempre lì a discorrere di sciocchezze colmando il loro cranio di informazioni futili, piuttosto che di cultura e scienza, riempendo il loro sguardo di superfice, piuttosto che scrutare il mondo scavandone il guscio.
Non ho mai pensato che il cervello di una donna potesse contenere altro, prima di conoscere una tale fanciulla, tanto piena di vita, quanto di forza d'animo ed intelligenza.
-Non sareste capace di offenderle perchè non riuscirebbero a intuire l'ironia nascosta nelle vostre parole.
La osservo.
-Non osate provare dispiacere per esservi rivelata, semplicemente, l'unica ragazza degna di lode nella mia dimora.
Mi fa sorridere del suo successivo 'insulto', pur sembrando ai miei timpani, la più dolce tra gli aggettivi mai affibiati alla mia persona.
Alla proposta di una danza, mi tormenta nell'attesa di un consenso. Passeggia attorno a me, come un'avvoltoio con la sua preda, non sa che sono già morto nel suo sguardo. Mi scruta, mi osserva e valuta.
Sembro aver avuto successo perchè prende a slacciare le scarpe che le circondano la caviglia. La osservo avvicinarsi, leonina, al mio corpo. Tormento il labbro inferiore mostrando un canino, già terribilmente evidente. La guardo, la osservo e mi domando come, tale fanciulla sicura del suo essere donna e femmina, possa avere solo...quanti? Quindici, forse sedici anni?
Paziento e attendo il suo arrivo. Giunge sui miei piedi con la punta dei suoi. Si appoggia a me con ogni parte di lei e le sue mani avvolgono la mia e portano l'altro arto alla sua schiena.
Tocca a me guidare, dunque?
Adeguato all'uomo, adeguato al mio modo d'essere.
La stretta del mio braccio si rafforza, come una morsa d'acciaio, attorno alla sua vita, il mio sorriso divertito distrugge in mille pezzi la maschera di sciupafemmine che indosso. I miei piedi prendono a muoversi in una lenta danza, ritmicamente passiva alla musica lontana.
La conduco senza molto sforzo.
Pur essendo più in basso di me, decido di inchiodare i nostri occhi, come se vi fosse un filo legato strettamente alle pupille di entrambi. La voglio vedere. La voglio sentire.
Un impulso nervoso, porta a stringere la sua mano nella mia per pochi attimi, che a me sembrano durare tutta la mia vuota vita.
Un secondo stracolmo di senso, più dell'infinito tempo di piaceri insulsi.
-Mi perdonerete se non sono così preparato nella danza, mi diletto in un diverso tipo di arte.
Le mie parole non osano essere accompagnate da nessun tipo di malizia. Parlo del produrre musica tramite strumenti.
Riesco a giungere sino al giardino, in piedi, immobile sull'erba brinosa.
-Poggiate i piedi qui, è la sensazione più gradevole che proverete mai. Potete sentirvi...libera su di una distesa d'erba fresca. Come un cervo, come una lepre, come un lupo. Finchè non giunge l'arrivo del cacciatore a disturbare la vostra quiete.
Accompagno la sua discesa dai miei arti alla terra fredda e umida.
Colgo una rosa e la intreccio con cautela nei suoi capelli, facendo attenzione che non abbia spine a pungerle il volto.
-Potete godervi la vostra libertà. Ora non siete donna, siete...essenza.
Siete Dea, avrei voluto dirle. La sua bellezza mi stravolge il petto. Il cuore martella nel torace la sua voglia di scappare dalla corazza della mia pelle ed attaccarsi al suo corpo.

Edited by Narciso. - 12/12/2011, 21:56
 
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Saffo;
view post Posted on 12/12/2011, 23:27




Ho osato all'eccesso?
Merito la gogna, voi dite?

Prendere l'iniziativa e dunque instaurare scollacciati giochi d'attrito con un uomo è sconvenzienza pura. Saffo merita d'esser declassata.
Saffo è ignobile.
Saffo è strega.
Saffo è effettivo rogo.
Saffo è rogo dei sensi.
Mentre ogni strato d'epidermide viene lentamente ed inconsapevolmente carbonizzato fra fiammanti volute e sberleffi plebei, mi godo la rovente immagine a poco da me. Sta forse bruciando con me?
In bilico sul baratro dell'insensato, so che non cadrò senza qualcuno pronto ad assicurarmelo ed allora barcollo appena. La caduta non mi spaventa, ma interviene ugualmente la morsa di Narciso grazie alla quale raggiungo una stabilità, benché non più padrona del mio corpo.
Percepisco le mie dita soffocare a contatto con quelle di lui, ma loro stesse mutano in boia, stringendo consequenzialmente.
I boccoli sfuggiti di proposito alla mia acconciatura, crollano con lo scopo di solleticarmi le spalle, mentre assaporo la sensazione ed inspiro l'aria rarefatta della notte.
Non sto di certo badando alla tecnica essendo io la prima a non averne gran quantità, ma il fanciullo si scusa, facendo riferimento ad un'altra forma d'arte a me ignota.
-Tentate di incuriosirmi?-
Domando in quel fluido turbine morbido, sollevando il nasino per inquadrare il volto a me vicino.
-Non è difficile, sapete?-
A questo punto, sento lo stomaco compiere una capriola ed il sangue frizzare nelle vene. Un rigurgito inspiegabile giunge a colmarmi le gote ed un sorriso fiorisce spontaneo. Le fossette, abbagliano tanto quanto i canini facilmente scovabili di lui.
Scossa da un accenno di benevola vergogna, inclino il capino e lo punto contro il suo sterno, prima di voltare il viso ed adagiargli la guancia sul torace. Le palpebre, calano come a simulare un sonno tutt'altro che placido, mentre il ghigno imperversa nel suo disegno tremulo. Al momento del risveglio, il panorama è di poco mutato, ma mostra nuove meraviglie rigoliose nelle quali perdersi. Mi guardo intorno, imbambolata dal fascino che irradia il giardino, però vengo ridestata dall'invito del giovane. Un crescendo dal semplice consiglio, al mescolarsi di parole la cui rete si infittisce e mi attrae. No, non basta, ma le percepisco come veritiere.
Potete godervi la vostra libertà. Ora non siete donna, siete... essenza. aggiunge cristallino al punto da intimorire il mio animo fremente.
Le piante dei piedi collimano dunque con la fresca distesa sotto di esse ed è piacevole formicolio che si propaga. Mi sfugge un sospiro.
-Essenza. E'bello che ne conosciate il significato.-
Piroetto sul posto, poi mi accascio secondo il programma da me stabilito ad insaputa del ragazzo. Passo le mani sull'erba, rivelando al cielo i lineamenti torti di godimento infantile. Una risatina accompagna il gesto fin quando non mi alzo e protendo le braccia in direzione di Narciso.
I palmi umidi, riversano la loro acquosa ironia sull'intera faccia aguzza di lui e trovano divertente carezzarlo madide. Si soffermano dove possono e dunque bagnano impavide, per rendersi anch'esse conto dell'esempio d'ellenismo che stanno modellando vispe.
-Il cacciatore potreste essere voi.-
Annuisco.
-Io lo so.-
Indice e medio destri scivolano lungo il suo profilo per sostare sulla bocca e premervi. E' l'ultima forma d'incontro fra le nostre pelli, in quanto gli rivolgo un inchino per poi scappare e lasciarmi inghiottire dal buio. Non mi sono allonanata, può sentire il velluto delle mie risa. Un albero ed il suo largo tronco ospitano la mia impudenza bambina. A questo punto, desidero esagerare se è di esagerazione che vogliamo disquisire.
-Seguite la mia voce, Narciso. Permettetele di cullarvi, se bramate un'opportunità.-
Così come le ninfe fuggono dai satiri, io corro fra le fila del proprietario, intrecciando me stessa assieme alle striature di sollazzo.
Cosa accade? Il Cosmo ha scoperto nuovi lidi di sé stesso? L'amore è una campana di cristallo? Le mimose non hanno mai profumato tanto ed io sono stordita.
Inseguitemi e saprò fungere da gustosa ricompensa.
Cercatemi e saprò rendermi interessante scoperta.
Desideratemi e saprò accettare il fatto che qualcuno, al Mondo, comincia a non volermi più dare caramelle, ma calde attenzioni.
 
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16 replies since 5/12/2011, 22:09   125 views
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